domenica 22 settembre 2013
giovedì 12 settembre 2013
Lettera di Emanuele Buonocore
Ieri sera una carissima amica mi ha chiesto di celebrare una Messa per suo figlio, morto ragazzo; l'ho fatto con tutto il cuore anche perché sono convinto che l'amore di Dio lo ha accolto tra gli angeli. Ieri sera nella posta della Parrocchia trovo una lettera che il papà di Ennio ha indirizzato alla Parrocchia ed ho pensato di renderla pubblica nel blog della Parrocchia.
don Gino
Cari tutti,
nella circostanza desidero esprimere una riflessione
su un percorso che vorrei condividere con la Comunità S. Antonio e con il suo Parroco
don Gino Alessi, nella speranza di rafforzare sensibilità e solidarietà nei
confronti del dramma che vivono tante famiglie nell’affrontare la perdita di
una giovane vita comunque stroncata , tanto più se si tratta di un proprio figlio.
Ebbene, nel mio caso, sono passati sette anni da quel
tragico 11 settembre 2006, giorno in cui ha perso la vita mio figlio Ennio. Da
allora, affiorano senza interruzione immagini e scatti che lo ricordano dalla
nascita a poco prima dell’evento e che rimarranno impressi nella memoria nonostante
lo scorrere del tempo. Durante questi anni, ho provato a pensare come sarebbe
cresciuto, cosa avrebbe fatto, come avrebbe affrontato piccoli e grandi
problemi dell’agire quotidiano, con la sua semplicità di comportamento, con il
suo sorriso splendido e solare, con la sua gioia per la vita e con la sua
sensibilità a compenetrarsi nelle difficoltà degli altri, in special modo di
bambini e anziani.
Per quanto mi riguarda anch’io sono cresciuto nella
meravigliosa esperienza di padre e genitore, gratificato dallo stare insieme,
tutte le volte possibili, trascorrendo con lui e suo fratello Edoardo momenti
di irripetibile felicità; in fondo, ciascun genitore, proprio per il fatto di
essere tale, si crea un immaginario di vita che inesorabilmente si incrocia e
rapporta con le aspettative dei figli, indipendentemente dalle scelte che
ciascuno di loro intraprenderà, come è
giusto che sia. In una sola parola li sostieni materialmente nella crescita e cerchi
di educarli nello spirito.
Tutto ciò di colpo viene meno: in un solo istante,
violento e brutale, viene irrimediabilmente spezzato un progetto di vita.
In questi lunghi sette anni ho cercato, con alterna
fortuna, di elaborare il dolore e la sofferenza che si provano, che spesso si
impossessano del tuo io, fino a paralizzarlo e renderlo estraneo in qualunque
circostanza e in qualsiasi ambiente, prigioniero di quel vuoto che ti porta ad
essere lontano dagli altri. Per cui, credo sia difficile rientrare nella
pregressa dimensione di serenità e bisogna accettare di convivere con un
malessere, a volte quasi un disagio, che
non ti abbandona mai, anche quando regali un sorriso agli altri. Ma bisogna
vivere con estrema dignità e compostezza per rilanciare l’immenso e profondo
significato della vita.
Comunque sia, trovo grande forza nel pensare, e di ciò ne
sono realmente certo, che siamo sempre accanto io e te, caro Ennio, che mi
guidi e accompagni sempre, chiedendoti di ascoltare e accudire tutti coloro che
ti hanno conosciuto e amato in terra, ma anche coloro che hanno bisogno. E’
questo il grande regalo della vita: ripartire sempre con il percorso della
speranza ad affrontare anche l’insopportabile; e ciò vale per tutti, genitori,
figli, chiesa, istituzioni. Dobbiamo adoperarci concretamente affinchè si
affermino nuovi comportamenti educativi che aiutino i giovani sopra ogni cosa,
a preservarli dai pericoli odierni, a sensibilizzarli sui rischi connessi alla guida,
fermo restando il ruolo di grande responsabilità delle istituzioni
nell’assicurare quella sicurezza delle strade, molto spesso disattesa.
A te caro Ennio, grazie per essere stato ancora con noi.
Tuo padre Emanuele
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